Intervista all’Ing. Giuseppe Padellaro 1/3
In questi ultimi mesi Hyper ha perso i suoi due soci più anziani. Prima se ne è andato il socio di capitale Prof. Avvocato Antonio Andreani e circa un mese fa l’Ing. Giuseppe Padellaro, socio professionista. Per ricordare entrambi e ringraziarli per il grande esempio umano e professionale che hanno rappresentato per noi in questi anni vogliamo proporre un ciclo di tre interviste, realizzate nel mese di Luglio con Giuseppe Padellaro, in cui lui ci ha raccontato il suo rapporto lavorativo con l’Architetto Giovanni Michelucci, l’Arch. Adolfo Natalini e l’Arch. Mario Botta.
Giuseppe Padellaro, nato nel 1932, era ingegnere civile. Durante la sua lunga carriera professionale ha svolto importanti incarichi di progettazione e direzione lavori di opere sia pubbliche sia private lavorando fianco a fianco con alcuni grandi maestri dell’Architettura.
In che occasione hai conosciuto l’Arch. Michelucci?
Ho conosciuto Michelucci in occasione della carica di Socio onorario che il Collegio degli Ingegneri della Toscana gli conferì nel 1990. A quel tempo io ero Presidente del Collegio ed andai personalmente al suo studio di Fiesole. Era già molto anziano. Era un uomo che parlava molto bene e sapeva farsi ascoltare, una persona carismatica. In quella occasione parlammo anche del suo progetto per il Giardino degli Incontri a Sollicciano (il carcere giudiziario di Firenze), al quale l’Architetto stava lavorando insieme ad alcuni detenuti, a due giovani architetti in servizio civile presso il Comune di Fiesole, Andrea Aleardi e Luca Emanueli, e ad alcuni suoi collaboratori, come Guido De Masi.
Che cos’era il Giardino degli Incontri?
Si trattava principalmente di un luogo di incontro tra i detenuti e le loro famiglie, soprattutto con i piccoli figli, perché a quel tempo i colloqui avvenivano in parlatori separati da un muro alto più di un bambino e spesso chiusi da un vetro. Il Giardino era inoltre destinato ad altre iniziative per l’apertura della città al mondo del carcere. Nelle sue testimonianze Michelucci sintetizzò così la vicenda: “Furono proprio alcuni dei detenuti che proposero di progettare dentro il carcere un giardino per la città. Così nacque quell’esperienza che considero tuttora tra le più belle e significative della mia vita che prese il nome di Giardino degli Incontri”, ed ancora “Un giardino degli incontri perché l’incontro è un tema così connaturato all’uomo che neppure la condizione detentiva può riuscire ad oscurare”.
Il progetto racchiudeva in sé tanti ideali sociali; il grande spazio coperto era stato pensato come un bosco, con elementi a forma di alberi stilizzati, sotto i quali i detenuti potevano dialogare con i propri parenti, con una inconsueta intimità. La novità era, tra l’altro, anche la contemporaneità dei colloqui. Il bosco interno continuava idealmente nella parte esterna del carcere, in un giardino dove i detenuti con le loro famiglie potevano camminare. Nel giardino fu realizzato anche un teatro all’aperto per lo svolgimento di rappresentazioni.
Citando Lucia De Siervo, a quel tempo Dirigente della Direzione attività economiche e turismo del Comune di Firenze, : “L’idea del giardino è sicuramente un’idea geniale, che colpisce umanamente ed è come se si riportasse la città all’interno di un’area carceraria…come se si riallargassero le mura, che per altro ci sono, e quindi si ridesse la possibilità alle persone recluse di vivere dei momenti con la propria famiglia, i propri legami in maniera più umana, normale.”
Immagine gentilmente concessa dalla Fondazione Giovanni Michelucci ed estratta dall’”Archivio Fondazione Giovanni Michelucci”
Quando hai cominciato a lavorare concretamente al progetto?
Alla fine di dicembre dello stesso anno (1990) Michelucci morì e poco dopo fui ricontattato dalla Fondazione Michelucci per realizzare con il Collegio Ingegneri, a titolo gratuito, il progetto esecutivo del Giardino, dal progetto di massima firmato dall’Architetto e redatto insieme ad i suoi collaboratori e la consulenza strutturale dell’ing. Biscotti. Si trattò di rendere esecutivi gli schizzi di Michelucci: una serie di alberi contorti e irregolari. Ai piedi di questi alberi erano previste delle sedute su cui potevano sostare i familiari insieme ai detenuti, senza sbarre tra di loro.
Immagine tratta dall’Archivio dello Studio Padellaro
Come Collegio degli Ingegneri regalammo il progetto esecutivo.
Mi occupai personalmente, insieme alla mia collaboratrice Arch. Sandra Bossi, all’Ing. Duilio Senesi ed al Geom. Domenico Mauro, di disegnare e calcolare gli alberi e la struttura di copertura. Mi avvalsi della consulenza del Prof. Andrea Chiarugi per risolvere alcuni problemi strutturali e degli Ingegneri Mario Fascetti e Antonio Moschi per la parte impiantistica. La Fondazione curò invece tutta la parte degli arredi e delle finiture architettoniche. I nostri alberi erano sicuramente meno artistici di quelli di Michelucci, ma credo che siamo comunque riusciti a concretizzare l’idea progettuale dell’Architetto.
Il progetto esecutivo, con l’approvazione del Genio Civile, è stato consegnato alla Direzione Generale dell’Amministrazione Penitenziaria nel 1992.
L’inaugurazione è avvenuta molto più tardi, il 26 giugno del 2007, alla presenza dei Rappresentanti della cittadinanza civile e religiosa.
Immagini gentilmente concesse dalla Fondazione Giovanni Michelucci ed estratte dall’”Archivio Fondazione Giovanni Michelucci”
Continuate a seguirci per leggere le prossime interviste all’Ing. Giuseppe Padellaro, in cui ci ha parlato del suo rapporto con l’Arch. Adolfo Natalini in occasione del cantiere di Novoli e del Museo dell’Opera del Duomo a Firenze e con l’Arch. Mario Botta durante la costruzione dell’Esselunga di Via Canova a Firenze.
Arch. Giovanna Padellaro e Arch. Nicoletta Sadun
Nicoletta Sadun
Sara Basile
Giovanna Padellaro
Marco Biagiotti